Diete vegetariane e aumento dei sintomi depressivi

Diete vegetariane e aumento dei sintomi depressivi

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Diete vegetariane e benefici

Le Diete Vegetariane, quindi tutte quelle che contemplano un grado di esclusione più o meno severo di alimenti di origine animale ( dieta latto-ovo-vegetariana, la dieta latto-vegetariana e la dieta vegana o vegetaliana) sono sempre state associate a benefici cardio-metabolici, vale a dire ischemia, ictus, obesità, diabete di tipo 2.

L’evidenza suggerisce che le diete vegetariane possono ridurre il rischio di eventi coronarici per il 40% circa e il rischio di eventi cerebrali vascolari per il 29%. Queste diete riducono anche il rischio di sviluppare la sindrome metabolica e il diabete di tipo 2 di circa la metà. È chiaro quindi che le diete vegetariane pianificate correttamente sono salutari.

È una scelta efficace anche per il controllo del peso e della glicemia, fornisce benefici metabolici e cardiovascolari. Le diete vegetariane hanno dimostrato d’essere in grado di bloccare e invertire le placche aterosclerotiche, diminuire i lipidi nel sangue e la pressione sanguigna in studi clinici, combinate con l’esercizio fisico e la gestione dello stress. L’utilizzo di diete vegetariane come mezzo per la prevenzione e il trattamento delle malattie cardio-mataboliche dovrebbe essere promosso attraverso linee guida e raccomandazioni alimentari. “Nutrients 2017, 9(8), 848; doi:10.3390/nu9080848

Diete vegetariane e aspetto psicologico

Poco invece si è studiato fino ad oggi, sulla relazione tra diete vegetariane e benefici legati alla salute mentale. Recentemente una rivista scientifica che pubblica studi riguardanti disturbi affettivi nel senso più ampio: depressione, mania, spettro d’umore, emozioni e personalità, ansia e stress “Journal of Affective Disorders” ha mostrato per la prima volta i risultati di uno studio longitudinale su 9668 uomini adulti, partners di donne in gravidanza. I risultati non sono apparsi molto positivi verso gli uomini che seguivano un profilo alimentare vegetariano, mostrando più sintomatologie depressive di chi seguiva un’alimentazione non vegetariana.

È presto per trarre conclusioni

vegetali invernali mantenersi in salute 4

Non sarebbe corretto trarre conclusioni affrettate, visto che è il primo studio pubblicato riguardante la relazione tra dieta vegetariana e disturbi depressivi. Ma in attesa di ulteriori conferme è giusto cominciare a ragionare sulle eventuali cause e interrogarsi sugli aspetti come le probabili carenza nutrizionali (es. Vit.B12 e ferro) che anche gli stessi autori dello studio indicano come possibile spiegazione rispetto ai risultati ottenuti. Un’altro aspetto che bisogna sicuramente approfondire è la correlazione tra alcuni alimenti vegetali e la relativa influenza sulla produzione di ormoni androgeni (es. testosterone, DHEA) correlati alla salute mentale. Ad esempio il consumo di prodotti derivati dalla soia è stato associato più volte all’ipogonadismo, anche se non è stata chiarita l’effettiva causa, visto che i co-fattori attorno alla soia possono essere molteplici come i disregolatori endocrini, o le modifiche genetiche. Non dimentichiamo che almeno il 90% di tutta la produzione mondiale di soia è Geneticamente Modificata “OGM” e hanno utilizzato per coltivarla, grandi quantità di agenti agrochimici contenenti Glifosato, una molecola capace di inibire le funzioni di detossificazione dei nostri enzimi epatici chiamati P450. “Entropy 2013, 15(4), 1416-1463; doi: 10.3390/e15041416″

I nostri consigli

Il cammino verso una maggior consapevolezza nutrizionale, un maggior rispetto ed eguaglianza verso gli altri animali, sta portando a un’inesorabile avanzata verso un aumento della popolazione vegetariana. Parallelamente a questo cambiamento epocale vediamo nascere sempre più proposte alimentari a base di cibi già pronti, malamente processati e con materie prime a dir poco malsane. Dunque siamo tutti d’accordo a dirigerci verso questa direzione, ma con la giusta prudenza, così che possa essere a tutti gli effetti una scelta migliore.

J Affect Disord. 2017 Jul 28;225:13-17. doi: 10.1016/j.jad.2017.07.051

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